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In ambito disciplinare è auspicata nel Piano di formazione della scuola media, la trattazione dei diritti del cittadino e lo studio dell’estensione dei diritti popolari nella realtà svizzera.
Essendo necessaria un’analisi storica del periodo e delle sue implicazioni sociali e politiche, il tema del suffragio femminile in Ticino risulta particolarmente adatto: permette infatti di approfondire il funzionamento delle istituzioni elvetiche e di mostrare l’impatto di certe decisioni popolari sulla realtà socio-economica.
Alla fine della scuola media, tra le conoscenze indicate nel Piano di formazione, si annoverano “le democrazie liberali e l’ampliamento della partecipazione popolare” oltre alla consapevolezza dell’“evoluzione della mentalità e dei ruoli sociali”.
Il materiale qui presentato proviene da vari fondi conservati agli Archivi riuniti delle donne di Melano; si tratta di documenti ufficiali, di articoli di giornale, di volantini e di documenti scritti redatti dalle associazioni femminili impegnate a rivendicare il diritto di voto.
Il tema si collega con il programma di storia di terza media e potrebbe essere usato durante le lezioni di civica, per essere poi eventualmente ripreso o affrontato in quarta media, quando si tratta il femminismo, la contestazione giovanile o i diritti delle minoranze. Potrebbe inoltre essere proposto durante le lezioni di geografia, legandolo al tema dei diritti umani.
Abbiamo pensato che anche questo argomento potesse essere introdotto attraverso dei documenti storici, in maniera che gli studenti possano approcciarsi al mestiere di storico, sviluppando competenze e abilità proprie della disciplina.
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Note al testo:
Vedi Piano di formazione della scuola media, p. 58
Ibidem, p. 59
Ibidem, p. 59
Lo Speciale "Il motore nascosto dell'economia. Il Lavoro delle donne ticinesi tra Otto e Novecento" è composto delle seguenti pagine:
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Il tema qui proposto verte sulla scolarizzazione femminile nel Ticino di fine Ottocento e inizio Novecento. L’attività della maestra Luigia Carloni Groppi[1] risulta particolarmente adatta per affrontare questa tematica: non solo perché esistono documenti d’archivio, testimoni della sua esistenza e del suo lavoro, ma anche per gli emblematici racconti sulle condizioni di vita dei villaggi ticinesi. I documenti raccolti provengono dall’archivio comunale di Rovio o sono estratti dai libri e dagli articoli scritti dalla Carloni Groppi[2].
Il materiale presentato ha il vantaggio di poter essere sfruttato in altre materie, come per esempio per l’insegnamento della geografia e dell’italiano.
Questa tematica non è strettamente raccomandata dal Piano di formazione della scuola media, tuttavia può essere inserita nella trattazione della storia locale o durante vari momenti del programma di storia del secondo biennio: il nazionalismo, l’emigrazione e la nascita degli stati in quanto istituzioni possono essere affrontati partendo dalle considerazioni patriottiche della Carloni-Groppi, come pure dall’analisi di alcuni documenti iconografici. Gli scritti della maestra risultano anche adatti per introdurre argomenti legati alla rivoluzione industriale, in particolar modo in riferimento allo spopolamento delle campagne e alla fine di un mondo rurale, che l’autrice vorrebbe malinconicamente scongiurare.
[1] Luigia Carloni Groppi nasce a Rovio nel 1872 e vi muore nel 1947. Insegna alle scuole elementari del suo paese, inizialmente in classi femminili; la sua produzione letteraria è quasi interamente dedicata ai bambini.
Lo Speciale "Il motore nascosto dell'economia. Il Lavoro delle donne ticinesi tra Otto e Novecento" è composto delle seguenti pagine:
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di Francesca Lo Iudice e Lisa Fornara
Premessa
I documenti e le attività qui proposti intendono offrire alcuni possibili suggerimenti per un tema che risulta poco presente nell’insegnamento della storia nella Scuola media: le donne nella storia.
Riteniamo fondamentale introdurre delle tematiche di genere per offrire un quadro disciplinare più ampio e completo; siamo infatti convinte che non possa avere senso lo studio della storia legato solo al genere ma debba essere contestualizzato in rapporto con la storia generale. Appare oggi sempre più evidente la necessità di sensibilizzare le nuove generazioni all’uguaglianza e al rispetto dell’altro. È indubbio che la scuola possa e debba svolgere, in questo senso, un’opera preziosa e fondamentale perseguendo l’idea di una formazione che riesca a trasmettere gli ideali democratici della società. Infatti, il Piano di formazione della scuola media recita: “[la scuola] promuove il principio di parità tra uomo e donna, si propone di correggere gli scompensi socio-culturali e di ridurre gli ostacoli che pregiudicano la formazione degli allievi.”[1]
Inoltre, nel 1993, la CDPE[2] emana le raccomandazioni per la parità tra uomo e donna, comprendenti il seguente punto: “ A tutti i livelli dell’insegnamento e dell’amministrazione scolastica devono essere prese delle misure per equilibrare il rapporto tra i sessi […]”[3]
Una disciplina giovane
Le lezioni di storia privilegiano argomenti legati alla politica, all’economia, alla religione e solo in parte alla cultura; tutti ambiti in cui le donne, almeno sino al volgere del XIX secolo, sono poco rappresentate: le donne dov’erano, cosa facevano? A questo possiamo aggiungere che: “i sussidi didattici raffigurano essenzialmente il mondo e le esperienze di vita degli uomini, mentre le prestazioni sociali e culturali delle donne non godono di sufficiente attenzione” [4].
L’insegnante che, mosso da ideali paritari, desidera affrontare temi di genere durante le sue lezioni di storia, deve inevitabilmente scontrarsi con la scarsità di fonti e di studi sistematici. Questa situazione è dovuta al ritardo con cui nasce la storia delle donne, che appare come disciplina alla fine del XIX secolo, ma non ha la forza di affermarsi perché avversata dalla scuola positivista. Solo nel corso del Novecento, grazie all’École des Annales, che pone le basi della storia sociale, e sulla spinta dei movimenti femministi degli anni Settanta, la storia delle donne acquista dignità e si afferma in ambito universitario.
Sono lodevoli i tentativi di alcuni libri di testo più recenti che introducono elementi ipertestuali legati alla storia di genere, ma finché resteranno delle appendici, significa che la storia delle donne rimarrà estranea alla storia generale e questo ci pare sbagliato. È quindi necessario ripensare alle modalità di insegnamento della storia istituzionale per dare dignità e valore anche alle donne e offrire alle studentesse dei modelli di identificazione. D’altronde, come sottolinea Brigitte Studer, “anche se l’inserimento di figure femminili è auspicabile nell’insegnamento della storia, con ciò tuttavia si rimedia solo in parte alla sottorappresentanza quantitativa delle donne; anzi la si evidenzia maggiormente. Sebbene le storiche e gli storici ne rintraccino un numero sempre crescente, restano sempre donne eccezionali che, a paragone dei protagonisti maschili, continueranno ad essere una minoranza. Per poter dare concretezza ad una volontà reale di emancipazione, nel senso di trasmettere a ragazze e a ragazzi, la stessa consapevolezza del proprio valore, è importante lavorare anche sulle cause della limitata presenza di donne famose”[5].
Struttura del lavoro
Il lavoro qui proposto vuole offrire degli spunti didattici per i docenti di storia delle scuole medie e medio-superiori, senza elargire schede o unità didattiche preconfezionate, ma mirando a stimolare l’inventiva e gli interessi dei singoli insegnanti.
Entrambe le tematiche possono essere considerate interdisciplinari, si collegano infatti con il programma di italiano e di geografia e potrebbero anche essere utilizzate in un laboratorio di storia o nell’ambito delle attività di educazione alla cittadinanza.
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Note al testo:
[1] Piano di formazione della Scuola Media, 2004, p. 7
[2] Conferenza Svizzera dei Direttori Cantonali della Pubblica Educazione (CDPE)
[3] AA VV, 1995, p. 104
[4] AA VV, 1998, p. 2, http://www.frauenkommission.ch/pdf/i_4_1_bildung.pdf
Lo Speciale "Il motore nascosto dell'economia. Il Lavoro delle donne ticinesi tra Otto e Novecento" è composto delle seguenti pagine:
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di Angelo Airoldi e Pasquale Genasci
Non si può conoscere a fondo una società senza tener conto anche del ruolo della donna e dei bambini o senza esaminare gli elementi affettivi che la compongono. Di solito gli storici si occupano invece esclusivamente degli uomini; le madri, le mogli, le figlie e le sorelle sono quasi sempre dimenticate. L’importanza che queste ultime hanno avuto nella vita economica delle nostre valli dovrebbe convincere anche i più accaniti misogini a riconsiderarne la posizione nella storia.
Il politico e il cittadino, il soldato, il sacerdote, il giurista, il contadino, lo schiavo, il liberto, il mercante, l'artigiano, il povero, il bandito: come in un gioco di mille specchi, il volto dell'uomo romano cambia a seconda dei punti di osservazione.
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Nella sezione Altre risorse sono presentati siti che l'Atis ritiene molto utili per l'elaborazione di materiale didattico.
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L'Associazione ticinese degli insegnanti di storia presenta in questa sezione una serie di siti che ritiene molto utili per la preparazione di unità didattiche.
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