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Linee d’innesto generali della storia di genere nell’insegnamento

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Dalle riflessioni precedenti appare evidente che, per introdurre una prospettiva di genere, non occorre che ai piani di studi e ai curricula di storia, già sempre più densi, si aggiungano nuovi campi e terreni di insegnamento. È necessaria invece una rivoluzione nel metodo: da un lato abbandonare il modello cronologico lineare e la presunzione dell’onniscienza, dall’altro imparare a (e insegnare a) interrogare e a indagare in maniera alternativa le tematiche del curriculum già comunemente affrontate. Per questa ragione è fondamentale individuare per ogni anno di insegnamento alcuni temi fortemente legati al genere e all’identità da proporre alle studentesse e agli studenti. Come già segnalato, affinché si possa esplicitare la continuità e la progressività del discorso di genere, serve un approccio costante e ripetuto nel corso dell’anno.

Quattro approcci storiografici adatti a una mediazione didattica di genere

La storica e insegnante Maria Teresa Sega riconosce quattro approcci storiografici che, pur con tutti i limiti, si prestano a una mediazione didattica in relazione al concetto di genere. Il primo, la storia delle donne illustri può essere efficace, ma ha il grosso limite «di indagare la presenza femminile nella produzione culturale alta e negli avvenimenti politici come fatto eccezionale e confermarne dunque, come norma l’assenza». Risultati apprezzabili sul piano della ricerca può darli la storia sociale, perché la sua introduzione «rappresenta un cambiamento di paradigma e dunque la revisione di metodologie, categorie, oggetti». Complessa d’altra parte, in un campo così ampio, una sua trasposizione didattica da parte dell’insegnante. La pista più facile ed edificante rimane la storia politica che «presenta la partecipazione delle donne ai momenti cruciali della vita politica contemporanea e la lotta per la rivendicazione dei loro diritti in quanto donne, dunque come soggetto collettivo». Infine, quarto e ultimo approccio, la storia del pensiero femminista può essere utile perché presenta la produzione intellettuale delle donne in aperto contrasto con quella maschile: «anziché limitarsi ad analizzare, come spesso si è fatto in maniera un po’ vittimistica, la misoginia presente nei pensatori, grandi filosofi inclusi, essa mostra utilmente esempi di consapevolezza femminile e di orgoglio di sesso, in aperta polemica col pensiero maschile sulle donne».

Ognuno dei modelli presi in esame presenta degli elementi positivi e insieme dei limiti. In realtà appare subito evidente come essi non siano nettamente separabili - biografie di donne illustri e pensiero femminista sono in parte sovrapponibili - così come non è possibile pensare a una storia politica che non interagisca con la storia sociale. La scelta più efficace quindi, e storiograficamente corretta, appare quella di intrecciare e far interagire tra loro modelli diversi tenendo fermo il concetto di «complessità» (Sega, 1993).

Alcune proposte di contenuti

Anche in ambito francofono si è affrontato il tema dell’introduzione di tematiche di genere nell’insegnamento della storia. Scendendo sul terreno dei contenuti da proporre, la storica francese Michelle Zancarini-Fournel, presenta una serie di proposte che si possono rivelare interessanti:

«Il ne s’agit pas de distiller des femmes ici ou là dans les programmes, mais il importe de prendre quelques exemples en montrant comment l’introduction de l’histoire des femmes modifie le récit et l’explication historiques. Quelques domaines semblent prioritaires; parmi ceux-ci, l’enseignement (ne serait-ce que pour poser la question de la mixité qui est une préoccupation actuelle dans les classes), le droit (et cela peut être couplé avec l’éducation civique au collège ou l’éducation civique juridique et sociale au lycée), en particulier le Code civil, la question du suffrage, la Première Guerre mondiale, les salons (XVIIe et XVIIIe siècles) en lien avec la littérature, l’histoire de l’esclavage en prenant des exemples de l’Antiquité́ au XIXe siècle, la religion (à partir des religieuses au Moyen Age par exemple). D’autres pistes peuvent être évoquées permettant, sans alourdir le poids des contenus en jeu, de réorienter, en transformant le point de vue, le regard porté sur le passé» (Zancarini-Fournel, 2004).

Come Maria Teresa Sega, anche Michelle Zancarini-Fournel reputa vitale che le scelte non siano arbitrarie ma che si richiamino a fondamentali preferenze di fondo presenti nelle «grandi finalità assegnate all’insegnamento della nostra disciplina». Entrambe concordano che la pianificazione annuale a monte diventa un fattore fondamentale: interrogando la storia a partire da ambiti fondamentali, Zancarini-Fournel individua un certo numero di temi di genere da inserire nella pianificazione scolastica:

  • Il ruolo delle donne nella Rivoluzione francese
  • Dal diritto rivoluzionario al Codice civile: verso una legalizzazione duratura della differenza dei sessi
  • Lavoro e industrializzazione
  • Le guerre del XX secolo: la «nazionalizzazione» delle donne
  • Storia delle donne nella Francia di Vichy
  • Cittadinanza politica e cittadinanza sociale

Particolarmente originale appare il tema della «nazionalizzazione delle donne», in cui l’apporto dei gender studies può permettere, soprattutto per il primo conflitto mondiale, di «nuancer fortement l’image convenue de l’émancipation des femmes pendant la guerre» mettendo invece in rilievo «l’histoire de la nationalisation du corps des femmes». La guerra infatti è «nei suoi principi e nei fatti profondamente conservatrice» (Zancarini-Fournel, 2004).

Nello stesso solco di questa decostruzione di luoghi comuni appaiono le proposte di Valérie Opériol e dell’«Equipe de didactique de l'histoire et de la citoyenneté» (Edhice) dell’Università di Ginevra. Opériol riprende i principi della «grammaire de questionnement de l’histoire scolaire» elaborata dallo stesso istituto ginevrino come paradigma per la didattica della storia. Secondo questo metodo l’insegnamento della storia deve partire da «questioni vive» che interrogano il presente; la storia viene percepita come «science du changement et des différences» che non si apprende solo con «le récit des faits du passé, mais aussi par une série de questionnements qui permettent d’exercer un regard dense et dévoilent ainsi des aspects enfouis des sociétés humaines» (Heimberg, 2013).

Lo studio delle fonti diventa dunque un metodo che permette di decostruire l’immaginario collettivo ancora presente negli e nelle allieve. Opériol considera così fondamentale proporre una mediazione didattica che scardini l’idea della differenza di genere come «naturale» che si incontra ancora nelle scuole svizzere. Per farlo, la storica propone alcune tematiche che le sembrano adatte:

  • La storia dell’allattamento
  • La storia del lavoro femminile
  • La storia del suffragio femminile
  • La storia delle scuole miste

I soggetti connessi alla storia del corpo permettono di comprendere come esso sia condizionato dal sociale e dal culturale. Benché spesso assenti dai manuali o dai programmi, questi temi sono molto interessanti da introdurre. Viene portato a esempio la storia dell’allattamento mercenario o baliatico, un comportamento che si è generalizzato nel XVIII secolo in tutte le classi sociali, motivato da diverse ragioni, demografiche, economiche, ideologiche ed estetiche. Attraverso questo tema sipuò comprendere come nel passato l’allattamento e lo spirito materno non erano valorizzati come lo sono oggi.

La storia del lavoro femminile consente anch’essa di comprendere che il modello che associa «l’homme gagne-pain et la femme au foyer» è un’invenzione molto recente e dalla concretizzazione storica molto limitata nello spazio e nel tempo. È infatti l’industrializzazione, con la separazione delle sfere professionali dalle private, che spinge la società borghese a chiudere le donne in casa ad accudire i figli.

La storia della scolarità mista si adatta perfettamente al metodo proposto da Valérie Opériol e dall’Edhice: interrogare i presenti del passato permette infatti sia di ritrovare il tenore di dibattiti dell’epoca, che vedevano nella scuola mista una giustapposizione dei sessi, sia di comprendere quanto le paure del passato non si siano realizzate:

 «En se replongeant dans les présents du passé, ils chercheront à retrouver la teneur du débat et à comprendre que son issue était incertaine. […] Dans un mouvement de comparaison entre le passé et le présent, on proposera ensuite aux élèves le concept de position rétrospective de l’historien, utile pour expliquer qu’aujourd’hui, avec un recul de plusieurs décennies, on peut constater que cette peur n’a pas correspondu à la réalité telle qu’elle se dessinait dans l’horizon d’attente des acteurs et actrices, puisque la mixité n’a pas engendré d’indifférenciation des sexes. D’ailleurs, la mixité apparaît actuellement comme évidente et ne rencontre plus d’oppositions (même si de nouvelles controverses se font jour, mais qui portent sur des enjeux très différents).» (Opériol, 2013)

L'atis mette a disposizione alcuni testi DI RIFLESSIONE DIDATTICA che permettono di approfondire la questione:

Downloads:

In questo file compresso sono archiviati diversi testi didattici che possono aiutare gli insegnanti a riflettere sulla tematica della storia di genere.

I testi sono i seguenti:

  • Charles Heimberg (2012), Une grammaire du questionnement de l’histoire scolaire, in Equipe didactique de l'histoire et de la citoyenneté, Université de Gèneve (https://www.unige.ch/fapse/edhice/docref/grammaire/)
  • Charles Heimberg (2008), Per una storia di tutti insegnata, da qui ad altrove, nel tempo e nello spazio. In Antonio Brusa, Luigi Cajani (a cura di), La storia è di tutti, Roma, Carocci.
  • Valérie Opériol (2015), La perspective de genre dans l’enseignement de l’histoire. in À l'école de Clio. Histoire et didactique de l'histoire. (https://ecoleclio.hypotheses.org/434)
  • Valérie Opériol (2013), Le genre en histoire. La construction du féminin et du masculin, In Le Cartable de Clio, N.13.
  • Maria Teresa Sega (1993), Ricerca storica delle donne e didattica della storia, in Generazioni. Trasmissione della storia e tradizione delle donne, Torino, Rosenberg & Sellier.
  • Serena Simoni (2009), Didattica della storia dell’arte e prospettiva di genere. In AA.VV., Insegnare la storia dell’arte. Bologna, Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario.
  • Michelle Zancarini-Fournel (2004), La place de l’histoire des femmes dans l’enseignement de l’histoire, in Cahiers d’histoire. Revue d’histoire critique, N.93.
DateLunedì, 20 Maggio 2019 22:57
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ATIS - INFORMAZIONI GENERALI

L'Atis, Associazione ticinese insegnanti di storia, è nata il 2 ottobre 2003 con l'obiettivo di riunire i docenti di storia della Svizzera italiana di tutti i gradi di scuola.

L'Associazione promuove la riflessione e il dibattito sull'insegnamento della storia e sulle diverse correnti storiografiche.

Difende la professionalità dell'insegnante di storia nell'ambito di una scuola sempre più messa sotto pressione dalle esigenze di una società dominata dalle leggi del rendimento economico.

Associazione ticinese degli insegnanti di storia - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - https://www.atistoria.ch